Il momento più bello, la gioia più grande, la scelta più importante. Lo abbiamo detto tutti tante volte, insieme a “come sono felice”.
Peccato, avevamo iniziato bene, ed e’ invece già qui che casca l’asino: “sono felice” significa “vivere nella felicita’”?
Per anni ho fatto confusione…”Essere felice”, per come lo diciamo d’abitudine, in genere riguarda uno stato ben definito e circoscritto nel tempo. La “felicita” e’ invece uno stato dell’essere, presente nel tempo come una buona e salutare abitudine. (E’ divertente – facendo una rapida digressione – considerare che molti considerano la “dieta” un periodo di tortura, auspicabilmente breve, finito il quale potremo ricominciare ad abbuffarci. L’etimologia della parola rimanda invece al “modo di vivere”, quindi ad una disciplina che non ha nulla di temporaneo od occasionale).
La felicita’, quella che sto scoprendo in tempi recenti, e’ un percorso dell’anima, disegnato su traiettorie e strumenti assolutamente soggettivi. Penso, ad esempio, che per “galleggiare in una piscina di felicita’” si debba abbandonare l’urgenza delle cose che danno pressione (lo stress, i bisogni compulsivi, l’ansia, le persone negative) e, ancor prima, evitare di giudicare (non dico “vivi e lascia vivere” a tutti i costi, ma assecondare con morbidezza e per quanto possibile quello che ci circonda).
Per fortuna che mi viene in soccorso Sant’Agostino: “quid est veritas? – diceva, citando Pilato – Est vir qui adest” in stilosissimo anagramma. Ed e’ così. La felicita’, come la verità, può essere colta, vissuta, possiamo darle espressione e rappresentazione se e’ solo se siamo presenti a noi stessi. Se, cioè, il nostro respiro interiore e’ quello della felicita, quel respiro che e’ lieve, indulgente, appassionato, entusiasta, pigro, giocherellone. Discontinuo, slegato, ma non per questo meno intenso, curioso.
Per quella che e’ la mia personale esperienza, ho capito che non ci sono scorciatoie, formule magiche o altre pratiche misteriose per raggiungerla. Certo, andare oltre ogni conoscenza, opinione, giudizio, aspettativa che ci hanno accompagnato aiuta, ma in parallelo vanno coltivati piccoli gesti di quotidianità, fondamentalmente per riappropriarci di quella nostra anima che, invece, tendiamo a nutrire di immagini sterili.
Back to earth.